In un mondo in cui atti terroristici e attacchi di varia natura sono ormai tristemente divenuti motivo di vanto, tanto da venire rivendicati spesso in modo improprio e in totale assenza di un’azione diretta, il corrispettivo informatico della pratica (fortunatamente meno cruento e doloroso) è rappresentato dalla volontà, da parte di alcuni gruppi hacker, di auto-attribuirsi malfunzionamenti e crash di varia natura che colpiscono le principali applicazioni e i principali servizi online, spesso senza una vera causa di natura dolosa.
Accade così che all’indomani della colossale serie di disservizi e malfunzionamenti che hanno colpito Skype ad ogni latitudine, dalle parti di Microsoft si tenda a non prendere troppo sul serio la repentina rivendicazione operata via Twitter dal gruppo Cyber Team, lesto ad alzare la metaforica mano non appena i problemi hanno cominciato ad emergere sul popolare servizio di messaggistica istantanea e ad attribuirsi ogni responsabilità dell’accaduto.
Facendo un passo indietro (per chi non se ne fosse accorto), verso la tarda mattinata della giornata di ieri, Skype ha cominciato ad accusare rallentamenti a malfunzionamenti, rendendosi gradualmente inservibile in tutto il mondo e andando in down pressoché in ogni dove, soprattutto in Europa, dove è stato fatto registrare l’epicentro funzionale del disservizio.
Una volta ripristinata la funzionalità del servizio, andato a singhiozzo per quasi tutta la giornata di ieri, resta dunque da chiarire la natura della problematica, dato che la concomitanza con il rilascio di un aggiornamento del servizio e della preview del “nuovo Skype”, ideato in simultanea con Windows 10 Creator Update, potrebbero far ricadere il down entro gli angusto confini della stessa Microsoft, a prescindere da quanto sostenuto da tutti coloro che credono che gli attacchi informatici debbano necessariamente essere motivo di vanto, come una medaglia da appuntarsi al petto.
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