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Salute e Benessere
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Ecco il super antibiotico ricavato dalle narici

29 Luglio 2016
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Ecco il super antibiotico ricavato dalle narici

Dando ormai per scontato che l’abuso di farmaci di tipo antibiotico e il disinteresse della case farmaceutiche hanno prodotto la genesi di nuove classi batteriche, definite come super batteri, perfettamente in grado di sopravvivere ad ogni terapia in uso e di produrre infezioni potenzialmente letali, la ricerca di settore si trova ora alla caccia di un principio molecolare in grado di sopperire alla lacuna e di sconfiggere i nuovi batteri laddove le terapie convenzionali sono destinate a fallire.

Come spesso accade, le ricerche più complesse finiscono per produrre esiti sorprendenti nei luoghi più inaspettati ed un’equipe di scienziati tedeschi può oggi annunciare di aver casualmente trovato il Santo Graal di tutti gli antibiotici all’interno del naso umano, dove si annidava in modo del tutto inconsapevole un batterio di nome Staphylococcus lugdunensis, dal quale risulta possibile ricavare un super antibiotico utile a debellare persino i batteri più resistenti.

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Presente all’interno delle cavità nasali del 9% della popolazione terrestre, il batterio consentirebbe infatti di contrastare ed inibire la crescita di altre classi batteriche, con lo Staphylococcus aureus in testa, e di combattere dunque l’azione dei super batteri ad un livello squisitamente biologico.

In sostanza, andando a ricavare un farmaco a partire dal batterio presente nel naso risulta possibile, in linea teorica, dare origine ad una sorta di guerra tra batteri, in cui la prevalenza dello S.Laugendis sulle altre colonie si tradurrebbe in un debellamento dei pericoli legati ad infezioni e patologie, dato che il batterio presente nelle narici risulta ampiamente innocuo e non in grado di dare luogo a stati patologici all’interno dell’organismo umano.

Per ora confinata al novero delle possibilità teoriche, dato che bisognerà trovare il modo preciso per consentire al batterio salvifico di attecchire nell’organismo umano presso quella fascia di popolazione in cui non presente, lo studio pubblicato su Nature potrebbe dunque tradursi nella genesi di nuovi medicinali, utili a porre una pezza all’assurdo abuso di antibiotici protratto per decenni e al disinteresse di chi non ha mai percepito al ricerca come una fonte di guadagno adeguata agli sforzi.

 

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