Una volte svuotate le ormai annose discussioni sui vaccini e sul loro (di fatto risibile) potenziale nocivo, il principale deterrente alle vaccinazioni, per adulti e bambini, è rappresentato dalla presenza di quegli aghi che suscitano ataviche ed irrazionali paure nel genere umano dal giorno stesso in cui la prima goccia di sangue fu versata, provocando svenimenti e giramenti di testa ad ogni latitudine.
Se sul versante legato ad autismo ed altre malattie fantastiche, le principali istituzioni sanitarie si trovano da tempo intente a combattere una sontuosa battaglia a suon di campagne informative e corrette nozioni, una recente invenzione potrebbe presto far cadere in disuso anche aghi e siringhe, quantomeno sul versante legato alle misure profilattiche rivolte alla classica influenza stagionale.
Una recentissima ricerca condotta dalla Emory University e pubblicata sull’autorevole rivista di settore Lancet ha infatti mostrato come esista una sorta di eguaglianza funzionale tra la somministrazione del vaccino mediante siringa e la sua inoculazione tramite cerotto e come risulti dunque possibile far assorbire all’organismo umano i medesimi agenti tramite il semplice contatto con l’epidermide, senza il bisogno di aghi e fuoriuscite di fluido ematico.
Basato sulla presenza di un centinaio di micro-aghi, non in grado di produrre i classici buchi nel tessuto epidermico (rimanendo ancorati alla sua parte più superficiale), il cerotto “vaccinale†è infatti stato testato con successo su un gruppo di 100 volontari non vaccinati mostrando risultati identici, in termini di immunizzazione, a quelli prodotti a partire dalle siringhe, con meno effetti collaterali e minor quantitativo di irritazioni cutanee.
Attualmente testato, come premesso, solo in ambito di prevenzioni anti-influenzale, il cerotto potrebbe presto divenire la costante per ogni misura profilattica, facendo così cadere quell’atavico deterrente che ancora oggi insinua terrore in adulti e bambini alle prese con le vaccinazioni di rito.
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