Coloro che credono che la morte sia solo l’inizio di una nuova fase e che la scomparsa carnale preluda necessariamente ad un ritorno alla vita, probabilmente non si riferiscono a quel versante legato arivelazioni e indiscrezioni postume che caratterizza la dipartita di ogni persona famosa e che tiene in vita geni, sportivi e celebrità all’interno delle cronache planetarie, ben oltre l’effettiva durata della loro esistenza.
Se pensavate che intorno alla tragica scomparsa di Steve Jobs, visionario fondatore della Apple, si fosse ormai detto e scritto tutto (spesso in totale assenza di tatto e sensibilità ), un nuovo libro-rivelazione, scritto da Brent Schlender e Rick Tetzeli giungerà questo mese a riaprire capitoli che sembravano chiusi e teorie che sembravano smentite.
Nell’inchiesta dal titolo “Becoming Steve Jobs†si apprendono infatti retroscena del tutto inediti relativi alla lunga agonia del Ceo di Apple, primo tra tutti quello secondo il quale il suo grande amico e collega Tim Cook si sarebbe offerto di donargli il proprio fegato nel tentativo di prolungare la durata della sua esistenza e di ripristinare le funzionalità corporee gravemente danneggiate dal tumore al pancreas che aveva colpito Jobs.
Secondo gli autori del libro, la compatibilità di gruppo sanguigno tra Tim Cook e Steve Jobs avrebbe spinto il primo in direzione della generosa offerta, malamente rifiutata dal secondo che, stando a quanto si apprende, non avrebbe mai preso in considerazione l’ipotesi di permettere al suo amico il compimento di un sacrifico tanto grande e tanto doloroso, nemmeno in caso in cui l’effettivo trapianto di fegato si sarebbe rivelato funzionale a salvargli la vita.
Secondo quanto dichiara Tim Cook nel libro, l’offerta del proprio fegato costituì una delle rare occasioni in cui Steve jobs si arrabbiò contro di lui in oltre 13 anni di collaborazione e lo portò ad inveire animato da indignazione al solo pensiero che Cook potesse donargli parte del suo fegato.
Ammesso che quanto scritto da Schlender e Tetzeli corrisponda ad effettiva verità e non costituisca l’ennesima revisione dal carattere agiografico, è molto probabile che la nostra conoscenza del versante relativo all’agonia di Steve Jobs sia destinata ad ampliarsi ed arricchirsi durante i prossimi mesi di nuovi particolari e retroscena, come se la morte non fosse che l’inizio di una nova vita giornalistica e come se la pena subita in vita non fosse più che sufficiente.
[adrotate banner=”5″]