Se (in un’accezione molto ampia e molto pediatrica), i disturbi alimentari possono cominciare ad insorgere già in prossimità dello svezzamento, qualora il bambino rifiuti alcune tipologie di cibo per via della loro colorazione, della consistenza o di altre caratteristiche che non hanno nulla a che vedere con il gusto dell’alimento, è solo con l’avvento dell’adolescenza che si inizia parlare di disturbi alimentari (in un’accezione più ristretta) e a poter diagnosticare correttamente la comparsa di primi segnali che rimandano inesorabilmente a tendenze anoressiche o bulimiche, motivate spesso da quella dimensione sociale della quale ci troviamo consapevoli solo al termine dell’infanzia.
Con l’avvento di una società sempre più liquida (per non dire gassosa) e sempre più propensa ad abbattere le tradizionali barriere anagrafiche, pare tuttavia che persino le nozioni pediatriche necessitino di un rapido aggiornamento, dato che le inquietanti fenomenologie legate ad anoressia e bulimia iniziano ormai a manifestarsi all’interno di una fascia d’età un tempo ignota e ad abbattersi sul corpo in fase di sviluppo di bambini che non possono nemmeno per un momento venire considerati adolescenti o pre-adolescenti.
In occasione della giornata dedicata ai disturbi alimentari, prevista per il 15 marzo e contrassegnata dal consueto Fiocchetto Lilla, la dottoressa Laura Dalla Ragione, che dirige il Numero Verde SOS DCA della Presidenza del Consiglio dei Ministri, ha voluto lanciare l’allarme relativo al continuo abbassamento dell’età media dei pazienti in cura per anoressia e bulimia e lo slittamento del versante legato ai disturbi alimentari in direzione di un’età pediatrica sempre più bassa.
Intervistata dal sito Ansa.it, la dottoressa Della Ragione ha infatti sottolineato come i casi legati al rifiuto del cibo motivato su basi “sociali” o comportamentali in prossimità degli otto anni di età non rappresentino eccezioni del tutto isolate, ma il frutto di una tendenza che pare purtroppo non esaurirsi nel corso degli anni e che pare amplificata dalla presenza degli strumenti di comunicazione digitali e dal continuo confronto estetico con i coetanei.
Nel totale italiano che prevede la presenza di circa 3 milioni di  casi diagnosticati di anoressia e bulimia, 2,3 milioni risultano ormai tristemente ascrivibili a condizioni adolescenziali, pre-adolescenziali o addirittura infantili e mostrano come la problematica resti a quasi totale appannaggio dell’universo giovanile, nonostante gli allarmi legati al ritorno in auge delle patologie presso le “over 40â€.
Con la speranza di riuscire per sempre ad affrontare il mostro che funesta il corpo e la salute dei più giovani, la giornata di domani vedrà dunque il fiorire di iniziative rivolte alla prevenzione e alla corretta diagnosi di quei disturbi alimentari ormai passati da un’accezione medica ristretta ad un corrispettivo talmente allargato da riuscire a bussare persino alle porte dell’infanzia.
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