Sosteneva Dostoevskij che la nostra volontà di vivere è talmente forte e radicata nel nostro spirito che, persino in caso venissimo condannati a trascorrere tutta la vita sulla cima di un dirupo, preferiremmo la paura e la noia eterna rispetto al salto nel vuoto, dato che una vita adombrata dalla condanna e dal terrore è pur sempre preferibile alla sua totale assenza.
Condannata a vivere su un metaforico dirupo da una diagnosi nefasta legata alla contrazione di un tumore alla cervice dell’utero, la trentenne inglese Jamie Snider ha voluto comunque gettarsi a capofitto in un’epocale battaglia per la vita, sottoponendosi a tutte le cure del caso mentre si trovava incinta di due gemelli, senza sapere logicamente cosa ne sarebbe stato di sé stessa e delle creaturine, fortemente volute, che portava in grembo.
A seguito di una reazione caparbia e tenace verso una malattia che cercava di portarsi via la sua vita e quella dei suoi figli, Jamie è inizialmente riuscita a sconfiggere il cancro, grazie al ricorso alla chemioterapia, e a fare in modo che l’intero corso della gravidanza si svolgesse all’interno di parametri medici il più possibile vicini alla norma e il più possibile privi di reali fattori di rischio per la salvaguardia dei suoi gemellini.
Come in una fiaba priva del lieto finale, Jamie è riuscita portare a termine la gravidanza, dando alla luce i suoi due gemelli, nati prematuri, ma sani, prima che l’approssimarsi di complicazioni impreviste limitasse la sua esperienza materna a quell’unico giorno in cui ha potuto abbracciare i suoi figli e farsi riprendere al loro fianco.
Il giorno successivo al parto, avvenuto senza complicazioni sorta, Jamie ha infatti accusato un malore che è sfociato in un arresto cardiaco, rivelatosi fatale per quella giovane madre coraggiosa, sopravvissuta al suo dirupo per testimoniare attraverso il parto l’immenso potere della Vita e per lasciare la mondo un duplice lascito degno di testimoniare ai posteri la grandezza dell’amore materno.
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