Se il Potere politico, con tanto di P maiuscola, ha cercato nei secoli di tramandare la sua memoria alle generazioni future attraverso elementi architettonici in grado di connotarlo in modo immediato, un’identica strategia sussiste oggi in ambito industriale, dove alla creazione di un marchio o di un logo si accompagnano riferimenti meramente geografici e urbanistici, utili a trasformare l’ambiente terrestre ad immagine e somiglianza di una determinata ditta o di un noto magnate.
Mentre gli anni’80 sono stati, ad esempio, dominati dalla simbologia implicita nelle celeberrime Trump Towers e i decenni successivi dai vari Grattacieli Pirelli e affini, in un’epoca post-moderna che riscoperto il fascino del versante “green”, pare che Apple abbia scelto al creazione di un verdissimo e vastissimo parco tematico per lasciare la sua impronta estetico-urbanistica e per favorire quella naturale associazione di idee che prende il via con una Mela stilizzata e si conclude con l’immagine di un’industria eco-sostenibile e attenta all’ambiente.
In piena assonanza con un vecchio sogno di Steve Jobs, ad aprile sorgerà infatti il primo Apple Park, collocato in prossimità della casa madre di Cupertino, che si ripromette di diventare il simbolo stesso dell’azienda, mediante un’accurata opera di progettazione e realizzazione durata per oltre due anni e frutto di un simbolico progetto di riqualificazione che ha comportato al sostituzione di estese aree cementificate con il loro corrispettivo green.
Pronto per ospitare oltre 12 mila dipendenti lungo una superficie complessiva pari a 708 mila metri quadrati e comprensiva di aule, centri conferenze, uffici, luoghi di relax, aree creative e ovviamente dell’immancabile enorme auditorium centrale dedicato proprio alla memoria di colui che per primo ipotizzò una struttura di lavoro simile, immersa nel verde e ubicata in posizione piuttosto tranquilla.
Ideato tanto per migliorare le sessioni professionali dei dipendenti, quanto per favorire la nascita di idee geniali e stimolare la creatività, il nascente Apple Park assomiglia più ad un centro polifunzionale che non ad una semplice azienda di tipo “green” e pare fare tesoro di tutte quelle esperienze europee (si pensi ad Hugo Boss) che cercano di incanalare i processi aziendali all’interno di una sorta di paesello autosufficiente, dove il dipendente può alternare fasi di ufficio a sessioni di massaggi, pranzi, svaghi di varia natura o semplicemente cercare l’idea giusta sotto l’ombra prodotta da un pino secolare.
Pronto ad aprire i battenti il prossimo mese di Aprile, Apple Park si pone dunque come la rivisitazione in chiave moderna di tutti quei classici architettonici che da sempre connotano il Potere ad un livello squisitamente materiale e che sperano si tramandare alle generazioni venture un ideale politico o aziendale incarnatosi in una struttura abitativa squisitamente fisica.