Per quanto il versante complementare legato all’immunoterapia rappresenti un’ottima arma aggiuntiva contro il cancro e apra le porte a metodologie di ricerca meno invasive e traumatiche, l’unico rimedio per sconfiggere le principali patologie oncologiche resta tutt’ora l’impiego di farmaci chemioterapici, spesso talmente pericolosi da richiedere osservazione costante e monitoraggio continuo delle possibili reazioni impreviste dell’organismo umano.
Se gestire gli effetti della chemioterapia resta quindi un’attività piuttosto impegnativa per medico e paziente, l’ideazione di apposite app ha consentito non solo di migliorare il processo comunicativo, con l’intento di minimizzare i fattori di rischio, ma anche di diminuire il tasso di mortalità medio, proprio in virtù di quel canale preferenziale istituito con l’oncologo di riferimento che consente un intervento tempestivo e che conferisce al malato quella sicurezza psicologica necessaria ad affrontare la cura senza il timore di conseguenze potenzialmente letali.
Una recentissima ricerca condotta per conto del professor Ethan Bash, del Lineberger Comprehensive Cancer Center della University of North Carolina, ha infatti mostrato come il ricorso al web e a tutte le apposite app possa aumentare la sopravvivenza dei pazienti oncologici di circa 5 mesi a seguito della diagnosi; misura sicuramente non indifferente se si considera l’assoluta novità del sistema e la sua embrionalità in materia di test clinici.
In particolare, il novero di app e servizi web definito dall’acronimo Star (Symptom tracking and reporting) pare divenuto lo strumento ideale per consolidare il legame a doppio filo tra medico e paziente e per limare rischi e sofferenze connesse con la chemioterapia, sempre in attesa che nuove cure e nuovi test riescano un giorno a migliorare e allungare la vita dei pazienti in modo più puntuale.