Per quanto chiunque possa concordare apertamente sul fatto che la scienza possieda un rigore sconosciuto alle altre metodologie di indagine e che la medicina si basi necessariamente su indagini di tipo scientifico, esistono numerose pratiche rivolte alla tutela della salute che, pur non godendo di un riconoscimento ufficiale da parte della scienza medica, attraggono un numero crescente di pazienti in virtù della loro capacità di lenire dolori o di curare persistenti problematiche di salute, persino laddove la ricerca tradizionale aveva fallito.
Anche in assenza di un riconoscimento da parte delle istituzioni sanitarie nostrane e di un conseguente regolamento che tuteli e definisca gli ambiti della professione, l’osteopatia rappresenta un settore destinato ad ascesa continua e una potenziale fonte di guadagno per tutti coloro che scelgono una strada considerata “alternativa” per la risoluzione di problematica a carico dell’apparato muscolo-scheletrico.
Una recente indagine condotta dall’Istituto di ricerca Eumetra Monterosa sull’universo “sommerso” dell’osteopatia nostrana ha infatti mostrato come un soggetto intervistato su tre (pari a 10 milioni di Italiani se proiettato al totale nazionale) si affidi a pratiche riconducibili all’ambito dell’osteopatia, spesso su consiglio dello stesso medico di base o sulla base di pareri positivi riportati da amici e conoscenti, riportando a sua volta un coefficiente di soddisfazione per il trattamento ricevuto pari al 90% e conferendo così nuova linfa ad un settore che risulta essere sempre più apprezzato e sempre più indicato per la risoluzione di dolori articolari o di problematiche muscolo-scheletriche.
Come premesso, il grande problema di questo mercato medico in ascesa è rappresentato dal fatto che il nostro Paese non riconosce l’osteopatia come pratica medica tout court e che dunque non esiste un sistema di regolamentazione, nemmeno fiscale, atto ad operare un vero censimento della professione e ad operare un discrimine tra chi possiede un’effettiva abilitazione e chi invece esercita la pratica senza troppe credenziali o competenze, risultando così pericoloso per la salute del paziente.
Nonostante il Ministro Lorenzin abbia tentato a più riprese di regolamentare l’osteopatia attraverso al genesi di un decreto legge, l’opposizione delle associazioni di categoria facenti capo ai fisioterapisti si è tradotta in una sorta di palude parlamentare culminata con un nulla di fatto legislativo e con quel solito far west che investe tutte le discipline che, pur non riuscendo ad assurgere al grado di scienza vera e propria, meriterebbero quantomeno di venire annoverate come esistenti, per la gioia dei pazienti e delle casse statali stesse.