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Piercing e tatuaggi: quali rischi per la salute?

In un mondo in cui gli adulti hanno deciso, per decreto metodologico, che invecchiare rappresenta un fardello troppo oneroso da portare e in cui i bambini, per contro, vogliono essere considerati dei piccoli adulti fin dall’età di dieci anni, può agevolmente accadere che quel complesso sistema di variazioni estetiche del corpo umano, definito da piercing e tatuaggi, faccia la sua comparsa all’interno di una fascia d’età dove, solo poco tempo, le divise scolastiche rappresentavano la norma più assoluta e una pettinatura un po’ strana era considerata sinonimo di indisciplina e di sconvenienza morale.

Una recente indagine condotta per conto degli esperti facenti capo all’ospedale pediatrico Bambin Gesù di Roma, nell’ambito dell’iniziativa “A Scuola di Salute”, ha infatti evidenziato il continuo abbassamento dei requisiti anagrafici per accedere a piercing e tatuaggi e un’esplosione della moda tra i giovanissimi che si concretizza in un cospicuo 20,3% di adolescenti italiani che fa sfoggio di un piercing e di una porzione, ovviamente più ridotta e difficile da quantificare, di minorenni che si è già cimentata con il primo tatuaggio, previo consenso dei genitori, in assenza del quale la pratica risulta vietata nel nostro Paese.

Discorso legato alla nuove tendenze estetiche e allo sdoganamento di modelli comportamentali un tempo riservati solo all’universo adulto a parte, la problematica connessa con la diffusione di piercing e tatuaggi tra i giovanissimi investe quel versante legato alla salute che si trova spesso messo a repentaglio da fori condotti in ambienti non del tutto sterili o da tipologie di inchiostro potenzialmente in grado di rilasciare sostanze tossiche all’interno dell’organismo.

Benché la stragrande maggioranza di coloro che possiedono un piercing o un tatuaggio si affidi a mani esperte e difficilmente lamenti l’insorgenza di problematiche di salute o infezioni, può tranquillamente accadere che lo studio del tatuatore si trasformi nel veicolo per la trasmissione di patologie infettive, come epatite di tipo b e c o addirittura Aids, che trovano il loro terreno fertile proprio nell’assenza di quelle precauzioni che contemplano un singolo utilizzo per ogni ago e la totale sterilità dell’ambiente, dato che entrambe le pratiche fanno leva sulla presenza di micro-ferite e sulla conseguente esposizione di porzioni del corpo “scoperte” ad agenti patogeni e batteri.

Il fenomeno appare aumentato al decrescere dall’età, per via di una sostanziale incoscienza che contraddistingue (come è logico che sia) quell’ampio pubblico di adolescenti desiderosi di completare il loro tatuaggio o il loro piercing il prima possibile e di mostrarsi adulti a dispetto di genitori che hanno ormai bandito al crescita e l’invecchiamento dai loro dizionari e che spesso consentono tutto ai loro pargoli pur di rimembrare le gioie di una giovinezza perduta.

 

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