In un’Italia sempre più ossessionata da tutto ciò che finisce in tavola e disposta ad immolarsi sull’altare dell’olio di palma, può accadere persino che ataviche infezioni batteriche di tipo alimentare, come la listeriosi, facciano al loro ricomparsa, anche a fronte di quei controlli e di quelle campagne informative che sono ormai diventati la norma più assoluta in materia di produzione industriale.
Nella regione Marche si è infatti registrato il terzo decesso ascrivibile alla listeriosi, patologia batterica che si trasmette attraverso l’ingestione di prodotti alimentari (soprattutto carni) consumati crudi o macellati secondo modalità erronee che non tengono conto dell’avvenuta contrazione della patologia nell’animale e del possibile contagio che si trasmette all’essere umano per via alimentare.
Pur sottolineando che la donna deceduta pochi giorni fa nei pressi di Macerata soffriva di una pregressa storia clinica contraddistinta da patologie che ne avevano debilitato l’organismo, la ragione del decesso è comunque rappresentata dalla listeriosi, contratta nel corso dello scorso mese di febbraio a seguito dell’ingestione di un salume confezionato, tranquillamente reperibile sui banchi della Grande Distribuzione Organizzata, e culminata con una condizione di coma irreversibile poi rivelatasi fatale.
Sale così a tre il numero dei decessi fatti registrare nelle Marche per via del salame contaminato, mentre numerosi individui sono stati colpiti dalla medesima patologia, riuscendo a guarire e limitando il malessere ad un solenne spavento, data la gravità della sintomatologia associata e la pericolosità del microrganismo coinvolto nel processo di listeriosi.
Piuttosto pericolosa per le donne in gravidanza, la listeriosi comporta infatti un ampio spettro di problematiche e può agevolmente tradursi nella comparsa di infezioni ancor più perniciose, dando origine a condizioni di setticemia, meningite o gravi forme di encefaliti, potenzialmente letali negli anziani o nei soggetti debilitati.
Dopo aver tardivamente ritirato il lotto di salme incriminato e fornito altrettanto tardive scuse, la catena di supermercati responsabile dell’immissione del prodotto è ora al centro di un’indagine utile a chiarire le ragioni dell’accaduto e a mostrare quanto il cibo infetto possa essere molto più letale dell’olio di palma o di altre ossessioni di tipo ortoressico.
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