Data la sua vocazione apertamente globale, l’invenzione di Internet si è presto trasformata in un sorta di megafono digitale in grado di amplificare e portare a galla fenomeni rimasti per decenni latenti, solo che, nel caso specifico del cyberbullismo, la Rete è riuscita non solo a suggerire nuove modalità d’azione agli aspiranti bulletti, ma anche a rendere virale il fenomeno, per via di quel perverso spirito di emulazione che tutto corrompe e tutto contagia.
In occasione dell’Internet Safer Day, le istituzioni dei paesi aderenti all’iniziativa hanno voluto ribadire la necessità di intervenire su una una piaga che si traduce molto spesso in un enorme carico di emarginazione sociale e che può addirittura condurre alla morte delle vittime in caso di preesistente substrato psicologico debole.
Intervenuta sulla questione, il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini ha ribadito la necessità di intervenire sul cyberbullismo ad un livello squisitamente domestico e familare, dato che il volersi sottrarre di fronte alle responsabilità geniotriali e la pretesa che la scuola possa risolvere il problema da sola, contribuisce ad alimentare la solitudine dei bulli e delle loro vittime e a far precipitare entrambi all’interno di un pericoloso circolo vizioso.
Oltre ai consueti appelli e proclami, spesso destinati a cadere del vuoto, è stato da poco istituito in Italia un apposito servizio, proposto da Telefono Azzurro, finalizzato ad un intervento diretto alle vittime in fase di supporto e recupero psicologico e ad impedire che gli atti di cyberbullismo si concludano con la consueta pretesa di impunità da parte degli aggressori.
Ricordando che, ovviamente, i soprusi e le angherie protratte in età infantile e adolescenziale non sono certo un’invenzione di Internet e che i furti di merendine risalgono al giorno stesso in cui furono aperte le prime scuole, occorre comunque formare un’intera generazione di fronte ai pericoli della Rete, spiegando pazientemente ai più giovani cosa comporta davvero cadere vittime di quello strano spirito di emulazione che rende spesso attraente il male di fonte agli occhi dei soggetti più soli e insicuri.
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