Il ridicolo dibattito sui vaccini in atto nel nostro Paese ha portato buona parte dell’opinione pubblica a credere che le patologie si dividano in base al loro essere “banali†o meno e che un po’ di morbillo qua e là e una punta di pertosse prima di andare a scuola, risultino assolutamente preferibili a quei tremendi vaccini che trasformano i nostri figli in una sorta di clone in miniatura di Dustin Hoffman, intento a contare le carte e a chiedersi “Chi gioca in prima base?†per tutto il resto della sua vita.
In realtà , le malattie di natura pediatrica non si dividono affatto in “serie†e “banaliâ€, ma in “curate†e non “curateâ€, secondo uno schema che prevede l’impatto di una patologia non adeguatamente diagnosticata e curata alla stregua di una bomba pronta ad esplodere sul giovane organismo in fase di sviluppo.
Senza scomodare il morbillo (malattia molto più tremenda di quanto non si creda), è bastato il drammatico caso del bambino di 7 anni morto a causa di un’otite non curata (o di un’otite curata con l’omeopatia, che è la stessa cosa) per aprire gli occhi sul discrimine che separa la scienza dalla superstizione e la medicina vera dalle chiacchiere lette su internet.
Dato che la vicenda di cronaca, ormai tristemente nota ad ogni latitudine in virtù della sua risonanza mediatica, si è conclusa appunto con un povero bambino morto in quanto non curato e dato che non curare un minore è fortunatamente ancora un reato, persino in epoca di relativismo sanitario, i genitori del piccolo e il medico omeopata che aveva sconsigliato l’uso di antibiotici sono stati rinviati a giudizio con l’accusa di omicidio colposo.
Probabilmente destinata a concludersi senza pene detentive vere e proprie, la vicenda ribadisce ancora una volta come la medicina vera sia l’unica disciplina in grado di stabilire quale sia la cura adatta per ogni patologia e a quali misure profilattiche sia necessario sottoporre i nostri figli per evitare patologie tutt’altro che banali e gradevoli.
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