
Il millenario corso che regola le sorti dell’umanità si basa su un tacito patto in base al quale, nel momento stesso in cui si decide di mettere al mondo dei figli, i neogenitori si trovano disposti ad anteporre le necessità dei bambini alle proprie, con l’intento di preservare la prole da malattie, ingiustizie, ipocrisie e da tutti gli altri mali che regolano il corso della vita durante l’età adulta.
A giudicare dalle recenti stime diffuse dal Ministero della Salute, pare tuttavia che qualcosa sia andato storto e che il sacro compito genitoriale si sia un po’ smarrito nei meandri di una vita sempre più trafficata, dal momento che numerosi casi di disturbi psichici legati ad anoressia e bulimia fanno la loro precoce comparsa già dall’età di otto anni, esponendo così i bambini a rischi incommensurabili per la loro salute.
Se il fenomeno legato ai disturbi alimentari tra gli adulti risulta ormai essere una triste e conclamata realtà , sulla quale i riflettori sono stati accesi troppo tardi, il costante abbassamento dell’età di insorgenza dei primi sintomi porta con sé un carico di ansie e inquietudiniinimmaginabili fino a pochi anni fa e impone una riflessione generale sul nostro modo di consentire ai figli l’accesso al cibo e ai mezzi di comunicazione.
La ricerca ministeriale, condotta su un campione pari a 1380 adolescenti e preadolescenti, ha infatti mostrato unacrescente ossessione del pubblico più giovane per modelli estetici inarrivabili (spesso mutuati dalla televisione o da internet) e per modalità di ingestione del cibo sempre più difficoltose e spesso legate ad autentici sintomi riconducibili a disturbi emotivi conclamati.
A fronte di stime quantomeno allarmanti, i medici nostrani attualmente riunti in occasione del 71esimo Congresso della società italiana di pediatria, hanno invitato i genitori a monitorare sulla comparsa di piccoli segnali che possono denotare la presenza di difficoltà legate all’autoaccettazione infantile e successivamente cronicizzarsi fino a sfociare in anoressia e bulimia.
Secondo gli esperti, la troppa lentezza impiegata dal bambino nel corso del pasto, l’eccessivosminuzzamento dell’alimento presente nel piatto e la volontà di escludere dalla propria dieta alcuni alimenti considerati come graditi fino a poco prima, potrebbero infatti rivelare una profonda insoddisfazione interiore e spingere ad analisi più approfondite mediante il ricorso ad uno dei numerosi centri preposti presenti lungo l’arco della Penisola.
Unendoci al coro dei pediatri italiani, invitiamo calorosamente a prestare attenzione a piccoli gesti quotidiani e a porre la dovuta cura nella relazione con i propri figli, senza cercare di opprimerli o di ossessionarli, ma provando a rinsaldare con dolcezza quell’antico patto che regola l’intero corso della vita sulla terra, migliaia di anni prima che anoressia e bulimia facessero la loro comparsa.
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