Se le sagre dei cacciatori e della selvaggina continuano ad animare le nostre estati con le loro prelibatezze, il buon senso imporrebbe di non rendere di pubblico dominio alcune preferenze alimentari, soprattutto se ci si chiama Carlo Cracco e soprattutto se ci si trova a godere di una fama tale da venire inseriti in un’ideale black list di animalisti e vegetariani per via di una passione per le carni, mai sminuita negli anni.
In un’Italia sempre più nervosa e pronta gridare allo scandalo, accade così che l’arcinoto chef pluristellato venga addirittura denunciato da alcune associazioni di animalisti per aver cucinato in diretta tv un piatto a base di piccione, animale protetto da ben precise leggi rivolte alla tutela della fauna selvatica.
Spinti da somma indignazione per quanto mostrato nel corso della puntata appena trasmessa di Master Chef, i responsabili dell’associazione animalista Aidaa sono dunque corsi in direzione della Procura di Milano, dove hanno depositato un’apposita denuncia per aver violato le norme in materia di tutela della fauna selvatica e per istigazione a delinquere, dato che Cracco avrebbe inconsciamente spinto i telespettatori a cucinare piatti analoghi e quindi a macchiarsi del medesimo ignobile reato.
Sicuramente, Cracco è incappato in una leggerezza, dato che la legge italiana (a quanto pare) proibisce esplicitamente la cattura, lo sterminio o l’avvelenamento dei piccioni, ma da qui a parlare di vera propria istigazione a delinquere scorre, a nostro avviso, un fiume di esagerazioni grazie al quale si potrebbe dissetare una quantità di piccioni pressoché sterminata.
Con la viva sensazioni che la vicenda sia destinata a concludersi con un buffetto rivolto dalla Procura al noto chef, il trambusto suscitato ha comunque portato all’attenzione del grande pubblico l’esistenza di una legislazione ignota ai più e utile da tenere a mente quando inizierà l’estate con tutte le sue sagre, le sue feste e le doverose regole da rispettare.
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