
Per quanto l’occupazione professionale che ci troviamo a svolgere in questo momento possa apparirci ingrata, ardua, logorante, precaria o sottopagata, risulta difficile incontrare qualcuno che rinuncerebbe al suo lavoro per fare ritorno sui banchi di scuola, nemmeno a fronte di un eventuale stipendio e nemmeno se la cosa comportasse nuovi percorsi di apprendimento.
Se il lavoro (o la sua mancanza) rappresentano infatti una croce per milioni di Italiani, pare infatti che la temutissima scuola, con i suoi vari gradi e percorsi, si configuri alla stregua di uno spauracchio ancor più grande, tanto da trasformare i nostri giovani concittadini negli studenti più ansiosi e stressati del mondo intero.

In base a quanto emerge da uno studio realizzato e curato dall’Ocse su un campione di quindicenni facenti riferimento a tutti i paesi collocati nell’area dello stesso Ocse, i ragazzi italiani hanno fatto registrare punteggi legati all’ansia scolastica molto al di sopra della media mondiale e si sono così aggiudicati l’insolita palma dello stress scolastico a scapito di altre nazioni in cui disciplina e metodologie di valutazione risultano più ferree di quelle in vigore nella Penisola.
Nel dettaglio, il 56% del campione censito ha affermato di innervosirsi quando deve prepararsi per un test (contro un dato medio pari al 37%) e il 70% di coloro che cadono più facilmente preda di ansia e nervosismo ha ammesso di provare la stessa sensazione di sgomento anche in presenza di una preparazione pienamente esaustiva ed in linea con gli obiettivi prefissi dal test che intende affrontare.
Il risultato di questa angoscia generalizzata si traduce in un abnorme 85% degli studenti italiani che vive i brutti voti come un incubo in grado di influire sulla qualità della vita quotidiana e che si trova dunque vittima di autentici danni da stress (seppur temporanei) all’interno di una fase della vita che dovrebbe al contrario essere contraddistinta dalla spensieratezza quasi assoluta.
Senza chiarire fino in fondo se la suddetta ansia sia frutto di una componente caratteriale quasi endemica, di un sistema scolastico da rivedere o delle ansie genitoriali che si trovano ineluttabilmente proiettate sui figli, il ricordo del Calvario con il quale affrontavamo le istituzioni scolastiche riesce forse a renderci più accettabili i nostri oneri lavorativi, persino in caso di quella perenne insoddisfazione che fa spesso da contraltare all’angoscia.
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