
Una volta terminata la convulsa fase storica legata alla crisi politica ed identitaria degli anni ‘70, tutti i genitori del mondo hanno potuto tirare un sospiro di sollievo nell’apprendere che la tremenda eroina stava cessando di rappresentare una sorta di epidemia sociale tra i giovani per divenire un’eccezione sporadica, come ad annunciare che i tempi cupi stessero realmente per giungere al termine e che i ragazzi stessero recuperando la fiducia nel futuro.
Giusto il tempo di tirare il sopracitato respiro di sollievo e la perversa industria della droga ha dato vita a nuove classi molecolari di tipo “chimico” (definizione da prendersi con le pinze), ideando nuovi paradisi artificiali all’insegna di metanfetamine, “trip” e consimili, dotati di un livello di dipendenza organica inferiore rispetto all’eroina, ma di un potenziale distruttivo per l’organismo umano forse addirittura superiore.

Giusto per non farsi mancare niente, sta sempre più prendendo piede, tra giovani e non, una nuova tipologia di stupefacente (che poi tanto nuova non è, in realtà), denominata Krokodil e portatrice di un potenziale autodistruttivo ignoto ad ogni omologo di settore, in virtù della capacità del suddetto mix di sostanze di erodere l’organismo umano dall’interno e di condurre in direzione di una lenta corrosione degli organi interni e del tessuto epidermico.
Composta da un base di derivazione oppiacea (ricavata dalla codeina) alla quale vengono via via aggiunte altre sostanze, come olio, benzina e solventi industriali, la krokodil risulta fruibile attraverso iniezione (non necessariamente per endovena) e garantisce uno stato di torpore pressoché totale al fruitore e una sorta di pace simulata, il cui prezzo da pagare è tuttavia rappresentato da orrende squame destinate a comparire in prossimità del punto di iniezione, dal logoramento degli organi interni dovuto alla logica impossibilità di metabolizzare la sostanza tossica e in un’aspettativa di vita destinata a precipitare picco in concomitanza con ogni nuova assunzione.
Piuttosto popolare in Russia, in alcune regioni “povere” degli Stati Uniti e in ampie porzione dell’Europa dell’Est, la krokodil deve la sua fama ad un costo assolutamente contenuto e alla facilità con cui a miscela di sostanze risulta preparabile in casa, senza quel necessario ricorso a processi chimici piuttosto raffinati che rendeva la metanfetamina piuttosto costosa e difficile da replicare.
La speranza è logicamente quella che il nascente mercato si arresti sul nascere e che la krokodil termini la sua parabola in fretta, senza quel complesso sistema di strascichi umani e sociali che coinvolse il consumo dell’eroina nel corso degli anni di Piombo e di una fase storica talmente convulsa da fare tirare un sospiro di sollievo in prossimità della sua fine.
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