Per quanto le grandi aziende e le catene di distribuzione tendano ad ammantare l’ormai celebre Black Friday con una retorica dickensiana, condita di buoni sentimenti e volontà di rendere felice il consumatore, è evidente che la trovata commerciale americana risulta molto più funzionale alle stesse aziende, volenterose di liberarsi in un colpo solo di tutta la merce invenduta, proponendo articoli ad un prezzo comunque vantaggioso tanto per chi compra, quanto per chi vende.
Dato che in casa Apple le problematiche relative alla merce invenduta sono assai rare e dato che l’azienda non intende mai proporre a prezzi stracciati i suoi articoli per nessuna ragione al mondo, il Black Friday dalle parti di Cupertino appare generalmente triste come un Natale senza albero e senza addobbi e si limita per lo più a qualche blanda strategia ideata per spingere i consumatori a consumare ancora di più.
Dopo aver del tutto boicottato sul suo Store la scorsa edizione della ricorrenza, quest’anno Apple ha deciso di votarsi ad un approccio più soft, giusto per non recitare la parte virtuale di Scrooge, ed ha disposto un sistema di incentivi all’acquisto basato sulle gift card, negando tuttavia la possibilità di sconti diretti su iPhone, iPad, Mac Book e consimili, come tradizione impone.
In sostanza, chiunque decida di acquistare, nel corso della giornata di oggi, venerdì nero 25 novembre, un prodotto a marchio Apple si troverà a pagare l’articolo a prezzo pieno, ma otterrà dall’azienda un particolare buono sconto, definito appunto gift card, dal valore proporzionale alla cifra sborsata e utile a ricevere uno sconto su un potenziale secondo prodotto acquistato, di modo che, ad esempio, chi acquista un iMac avrà la possibilità di ottenere uno sconto piuttosto cospicuo attraverso il quale andare a sostituire anche l’iPad o l’iPhone.
Ben lontana dai fasti con cui Amazon e aziende omologhe promuovono il loro Black Friday, Apple ha dunque scelto di aderire all’iniziativa mantenendo un profilo basso, utile a soddisfare comunque i suoi clienti più affezionati e a far capire, al contempo, al grande pubblico che dalle parti di Cupertino il termine invenduto risulta ancora sconosciuto e che quindi non c’è ragione per svendere prodotti che trovano nel loro prezzo finale uno dei motivi di fascino più perversi.
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