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Alzheimer: in arrivo un vaccino contro la demenza?

15 luglio 2016
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Alzheimer: in arrivo un vaccino contro la demenza?

Nonostante si sia ormai scoperto che il morbo di Alzheimer risulta essere il prodotto di una serie di cause organiche, prima tra tutte la formazione delle placche amiloidi nel cervello, non esiste al momento una cura in grado di debellare la patologia, né tanto meno la possibilità di scongiurarne l’insorgenza con certezza assoluta, se non tramite il ricorso a quel proverbiale stile di vita sano che rallenta l’incedere della demenza senile e salva i neuroni dalla possibile distruzione.

Nel tentativo di spostare l’opera di prevenzione ad un livello più alto e meno astratto, un gruppo di ricercatori facenti capo all’australiana Flinders University di Adelaide sembrerebbe riuscito a trovare il Santo Graal delle patologie neurodegenerative, mettendo a punto un originale vaccino che consente di scongiurare il morbo di Alzheimer con certezza quasi assoluta, come se fosse una qualunque patologia virale o batterica.

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Osservando il fatto che, pur essendo provocato da una serie di cause organiche assolutamente non legate ad agenti patogeni, il morbo di Alzheimer procede proprio a partire dalle sopracitate componenti beta-amiloidi che si raggruppano in placche, i medici australiani hanno infatti avuto l’intuizione di mettere a punto una misura profilattica che impedisce alle suddette placche di formarsi e dunque di sfociare nella patologia conclamata.

Al momento efficace solo allo stadio iniziale della patologia, il vaccino consente cioè di fornire al sistema immunitario del paziente le informazioni necessarie ad impedire che le proteine di tipo beta-amiloide si accumulino in prossimità del cervello, occludendo così l’afflusso sanguigno, e spingendo le difese dell’organismo a trascinare i “detriti” metabolici verso altri lidi, dove la loro eliminazione risulta più semplice e meno densa di peripezie.

Secondo gli autori dello studio pubblicato su Nature, la rivoluzione potrebbe essere già possibile nel giro di due o tre anni e il vaccino potrebbe così diventare realtà per tutti i soggetti di età superiore ai 50 anni, tradizionalmente alle prese con un lento declino cognitivo totalmente privo di cura e di possibilità di prevenzione, stile di vita sano ovviamente escluso.

 

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