Salute e Benessere
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I farmaci omeopatici non funzionano, la dicitura entra in etichetta

21 Novembre 2016
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I farmaci omeopatici non funzionano, la dicitura entra in etichetta

Spesso confusa con la fitoterapia, a causa di un errore favorito dalle stesse aziende produttrici e da qualche medico compiacente, l’omeopatia rappresenta allo stato attuale della ricerca un assoluto binario binario morto della medicina, privo di qualunque effetto positivo sulla salute che non risulti interamente ascrivibile al celeberrimo effetto placebo e al naturale decorso legato alla patologia che si intendeva curare attraverso gocce e comprese prive di qualunque validazione scientifica e di qualunque benefico sull’organismo umano.

Tollerata per anni dalle istituzioni sanitarie mondiali per via dell’assoluta assenza di effetti collaterali (o quasi), la medicina omeopatica si è recentemente trovata al centro del mirino dell’americana Federal Trade Commission, organizzazione che si occupa di regolamentare la libera concorrenza negli Stati Uniti e che dunque non vede di buon occhio la diffusione di farmaci assolutamente incapaci di curare una qualunque patologia.

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Entro breve i non-farmaci omeopatici dovranno riportare sull’etichetta una dicitura che rimanda alla loro assoluta inefficacia e al fatto che, anche a seguito di miriadi di test e trial clinici condotti ad ogni latitudine, nessun medicinale omeopatico ha mai dato prova di riuscire a lenire il quadro sintomatologico associato e che per tanto, l’acquisto di pomate, gocce o fiorellini omeopatici si pone come una libera scelta dell’acquirente, interamente consapevole di stare pendendo i suoi soldi per un prodotto che non vanta alcun riconoscimento ufficiale all’interno della comunità medica mondiale.

Pur non subendo nessuna restrizione relativa a vendita e diffusione, i prodotti omeopatici verranno dunque muniti di una sorta di “parental control” utile ad impedire rimostranze in caso il medicinale si riveli inefficace e a sottolineare il discrimine ineliminabile tra medicina vera, basata su effetti e reazioni documentabili, e pratiche poco ortodosse sorte per mere esigenze commerciali in un contesto assolutamente privo di basi teoriche e pratiche solide.

Per quanto misure analoghe non siano attualmente al vaglio da questo alto dell’Oceano, è auspicabile che una distinzione venga introdotta presto anche nel nostro Continente, con l’intento non solo per salvare la medicina vera dalle sue grottesche caricature, ma anche per conferire dignità a quella povera fitoterapia che è stata per troppo tempo assimilata all’omeopatia in virtù di un errore semantico sorto a tavolino.

 

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