Un tempo problematica seria, in grado di ledere il diritto d’espressione delle arti e di privare l’umanità di opere di primissimo livello, la censura è oggi divenuta lo scudo del nulla più assoluto e il movente per urlare alla soppressione di libertà, di fatto inesistenti, in nome di una libertà d’espressione fittizia che coincide semplicemente con la libertà di ledere i diritti del prossimo e di insultare gratuitamente chiunque non ci vada troppo a genio, per via delle sue opinioni politiche o del colore dei suoi calzini.
Accade così che in un Paese martirizzato dal cyberbullismo, dagli insulti online e dalla diffusione di materiale pornografico non autorizzato dai protagonisti di video e fotografie (che tutto avrebbero immaginato nella vita, fuorché di diventare star del porno), la doverosa legge volta a contrastare i crimini su internet debba seguire iter meticolosi e lunghissimi, per via delle solite grida manzoniane che invocano la censura ogniqualvolta qualcuno si appresta a far rispettare leggi e regole utili al funzionamento di una società civile.
Rimasta impantanta nelle aule di Montecitorio, depotenziata nelle sue intenzioni iniziali e in parte mutilata, la legge contro il cyberbullismo è finalmente riuscita a superare lo scoglio della Camera, in attesa che il Senato si pronunci in merito, magari lasciando le invocazioni al bavaglio chiuse nelle 24 ore.
Nel dettaglio, la nuova legge introduce una puntuale definizione di cyberbullismo a livello giuridico, d’ora in poi accomunato a ogni forma pressione, aggressione, molestia, ricatto, ingiuria, denigrazione, diffamazione, furto d’identità, alterazione, manipolazione, acquisizione o trattamento illecito di dati personali realizzata per via telematica in danno di minori, e istituisce un piano per contrastare il fenomeno.
La nuova legge prevede infatti la possibilità di chiedere l’oscuramento del sito sul quale sono state prodotte le aggressioni, in caso la vittima abbia meno di 14 anni, l’intervento diretto delle scuole attraverso l’itistituzione di una figura preposta e un ammonimento da parte del questore, in caso la molestia non si spinga in direzione dell’ambito penale e non sia passibile di reale denuncia.
Blando buffetto ai cyberbulli, la nuova legge appare in realtà poca cosa rispetto alle intenzioni iniziali dei legislatori, costretti in parte a cedere alle pressioni di coloro che scomodano di giorno in giorno la serissima censura per garantire a tutti il diritto all’insulto gratuito e alla stupidità.
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