Se un tempo il proverbiale viale del tramonto era costellato da abbandono e livore nei confronti di un mondo in perenne evoluzione e privo di ricordi, l’ideazione dei social networks consente a noti artisti e cantanti, come Gianni Morandi, di vivere una seconda vita in veste virtuale, andando a recuperare parte dell’influenza mediatica persa grazie ad una tastiera, ad una macchina fotografica, a qualche idea più o meno banale e ad un enorme carico di pazienza.
Emblema vivente di quanto un ritorno in auge risulti possibile grazie a Facebook, Gianni Morandi si è recentemente trasformato in fenomeno sociale, per via dell’enorme seguito ottenuto sul sito, della capacità di muoversi con destrezza all’interno dei nuovi canali di comunicazione, di qualche parodia piuttosto azzeccata e delle polemiche suscitate da alcuni suoi post, utili a dividere l’opinione pubblica e funzionali a quel “purché se ne parli” che tanto giova alla popolarità.
Invitato all’Università Bocconi di Milano per parlare del suo successo sui social, Morandi si è rivolto ad una platea di studenti mostrando come la genuinità e la semplicità rappresentino i veri ingredienti del suo successo e lodando il funzionamento di quello strano sito, inizialmente scambiato per un videogioco e poi trasformatosi nel mezzo per ottenere un seguito di pubblico collocato sopra la soglia dei due milioni di unità.
Stupito dal fatto di avere più fan di artisti come Fedez, decisamente più in voga nei gusti musicali degli adolescenti, Morandi non si capacita ancora come una foto di una patata sbucciata possa aver racimolato 800 mila like e come ogni suo gesto, pensiero o momento di vita quotidiana riesca ad attrarre un seguito così cospicuo, anche a decenni di distanza dalle sue scalate alle hit parade e dalla sua sovraesposizione mediatica semipermanente.
Congratulandoci con il buon Gianni per la sua nuova giovinezza e per la felicità trovata nell’impiego dei nuovi media, è curioso constatare come l’ideazione dei social networks sia riuscita ad aggiungere un bivio proprio dove un tempo il viale del tramonto era destinato a concludersi con un viaggio a senso unico senza troppe possibilità di ritorno.
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