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Sepang: trionfo Ferrari e disastro Mercedes.Le pagelle

30 Marzo 2015
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Sepang: trionfo Ferrari e disastro Mercedes.Le pagelle

Voto 0: Team Mercedes. Se errare è umano, ma perseverare è diabolico, Lucifero deve aver deciso per un attimo (complice la crisi spirituale dell’Occidente) di farsi assumere nel box Mercedes, dove sbagliano strategia durante il primo pit stop; sbagliano le coperture di Rosberg e Hamilton al secondo cambio; sbagliano le comunicazioni radio e solo a tre giri dalla fini capiscono di averla combinata grossa.

Voto 1: McLaren Honda. Voto di incoraggiamento alla Cenerentola più eccellente che la storia della Formula 1 ricordi: per un attimo Alonso e Button vengono invitati al gran ballo malese, ma l’illusione dura giusto fino alla mezzanotte della monoposto che giunge ben lontana dalla fine della gara e senza nemmeno una scarpetta lasciata lungo il cammino.

Voto 2: Daniel Ricciardo. L’arrembante pilota che tanto aveva entusiasmato durante la scorsa soporifera stagione pare svanito sotto i colpi della pressione mediatica; viene infilato due volte da Kvyatt e subisce un doppiaggio da Vettel nel finale che ha l’amaro sapore di un dantesco contrappasso.

Voto 3: Romain Grosjean. Il pilota più incasinato del gruppo pare essere giunto a più miti consigli dopo le squalifiche subite durante il 2013; se qualcuno gli spiegasse il significato della bandiere blu potrebbe quasi considerarsi un pilota di Formula 1 a tutti gli effetti.

Voto 4: Team Williams. La scuderia non riesce più a capitalizzare la presenza delle power unit Mercedes sulla monoposto, le gerarchie interne sono variabili al limite del disastro e i piloti sprofondano lentamente in un anonimato che compete al loro livello attuale.

Voto 5: Nico Rosberg. Mai in partita per rutto il fine settimana; dopo essersi reso odioso persino ai suoi genitori durante il 2014 (senza per altro cavare un ragno iridato dal buco argentato), Nico pare sempre più destinato ad un ruolo da gregario nel nuovo panorama che saluta lo strapotere delle Frecce d’Argento e una guerra interna degna di uno sceneggato rai in 40 puntate.

Voto 6: Daniel Kvyatt. Secondo i maligni (da non confondersi con Il Maligno appostato al box Mercedes), invitato a scaldare il sedile della Red Bull in virtù di sponsor e dollari sonanti, il russo di Roma mostra carattere, attacca per tutta la gara e se ne va dalla Malesia con una sufficienza in tasca in grado di ripagare almeno una parte dell’esborso economico.

Voto 7: Lewis Hamilton. Incolpevole capitano del disastro Mercedes, fa quello che può mentre la nave affonda e paga in modo troppo presente i continui errori dal muretto. Da antologia la sua comunicazione radio in cui invita al silenzio gli ingegneri mentre si trova intento a salvare capra e cavoli dalla razzia pasquale

Voto 8: Kimi Raikkonen: Dopo due giri pare tornato la brutta copia della già brutta versione 2014; sbaglia la partenza e si torva nel gruppo a farsi colpire dall’implacabile sfortuna come un agnello sacrificale qualunque. La sua rimonta assume i contorni di un’impresa titanica e rilancia le quotazioni del Finlandese per la stagione al via.

Voto 9: Sebastian Vettel. Rasenta la perfezione per tutta la gara azzeccando la partenza e capitalizzando giro dopo giro la sapiente tela intessuta dai box di Maranello, scrollandosi via la patina di pilota avviato sul viale del tramonto che Ricciardo aveva tentato in tutti i modi di cucirgli sulla casacca durante la scorsa stagione.

Voto 10: Scuderia Ferrari. Al box della Rossa vincono una gara destinata ad entrare negli annali; non cedono alla tentazione del pit stop anticipato imposta dalla Mercedes e azzeccano l’istante per il secondo cambio gomme di Vettel con una precisione degna di un orologio svizzero, ora legale inclusa. Complimenti e bentornati!

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