Durante il Medioevo, quando la sfera legata al sentimento religioso rappresentava il motore e il collante delle società occidentali, si tendeva ad emarginare e perseguitare tutti coloro che vivevano la propria religiosità in modo difforme dai dettami ufficiali delle istituzioni, senza tentare di comprendere a fondo le ragioni che portavano all’auto esclusione dei soggetti bollati come “eretici†o “stregheâ€.
In un’epoca storica post-bellica in cui l’alimentazione ha assunto una valenza rituale quasi mistica a seguito della penuria riscontrata durante il Secondo Conflitto, si è a lungo sottovalutato la presenza di tutti quei disturbi di tipo alimentare che portavano in direzione di un rifiuto del cibo o di un rapporto di tipo ossessivo con esso, catalogando come semplice follia la presenza di patologie che si sono trovate a manifestarsi in modo sempre più preponderante durante gli ultimi decenni del secolo scorso.
Passata quasi sotto silenzio, la Giornata contro i disturbi alimentari celebrata ieri in Italia è stata animata dal duplice intento di spostare l’attenzione nazionale sulle problematiche alla base di patologie come anoressia o bulimia e di restituire la doverosa dignità a tutti i soggetti affetti, bollati per decenni come pazzi o eccentrici ed abbandonati al loro destino da famiglie ed istituzioni sanitarie.
Promossa dall’associazione “Mi nutro di vita†e contraddistinta dalla presenza di un fiocco lilla come simbolo, la giornata contro i disturbi dell’alimentazione è stata innanzitutto innanzitutto una presa di coscienza di fonte ad un’intera categoria di patologie che sta conoscendo in questi anni un aumento del livello di incidenza senza precedenti e un parallelo abbassamento dell’età media in cui i quadri sintomatologici legati alle disfunzioni alimentari cominciano a manifestarsi.
Secondo i dati relativi ad una ricerca condotta dall’Ospedale pediatrico Bambin Gesù di Roma,l’errata percezione della propria corporeità , che costituisce il movente e la ragione in base alla quale si sviluppano anoressia e bulimia, tenderebbe a fare la propria comparsa sempre più spesso in età pediatrica e non mancherebbero casi nel nostro Paese di soggetti colpiti già dagli 8-9 anni di età .
La tenera età in cui vengono emesse le prime diagnosi dei anoressia o bulimia dovrebbe indurre ad un’ulteriore riflessione sui disturbi alimentari e risvegliare le coscienze di fronte ad un fenomenoche rischia di diventare difficilmente reversibile in caso di comparsa durante gli anni di sviluppo,trasfromandosi negli anni in un autentico calvario per i piccoli pazienti e per tutti quei genitori che vengono portati a credere, dal diffuso entusiasmo verso il cibo ,che i loro bambini siano malati senza una ragione o tutt’al più dei piccoli eretici in erba.
[adrotate banner=”6″]