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Salute e Benessere
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I medici del Gaslini volano in Cina per salvare un neonato

28 Luglio 2016
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I medici del Gaslini volano in Cina per salvare un neonato

Se il principale obiettivo che si pone di fronte ai vari governi che si succedono nel nostro Paese è quello di avvicinare, in senso metaforico, una sanità sempre più distante alle esigenze dei cittadini e diminuire quel carico di oneri e burocrazia che rende il comparto pubblico inavvicinabile, i medici del Gaslini sono riusciti per un giorno ad uscire dall’ambito delle metafore a mostrare una vicinanza con le strutture sanitarie del tutto eccezionale.

Dopo che un neonato, figlio di genitori italiani, era stato dichiarato incurabile dalle autorità sanitarie cinesi dove il bimbo era venuto alla luce, i responsabili del reparto di Patologia Neonatale dell’Istituto Gaslini di Genova, venuti a conoscenza della tragica notizia, hanno deciso che non era il caso di abbandonare i piccolo al suo triste destino e sono letteralmente volati dall’altra parte del mondo per andare a prendere il bambino e sottoporlo a tutte le cure del caso atte a scongiurare la più tragica tra le eventualità.

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Grazie al supporto fornito dal Ministero degli Esteri e dall’Aeronautica Militare è stato dunque possibile compiere uno straordinario volo transoceanico e riuscire a recuperare il neonato in sole 26 ore, stabilizzando le condizioni del piccolo durante la traversata grazie a modernissimi sistemi di ventilazione polmonare, montati sul velivolo Falcon 900 per impedire che complicazioni sopraggiungessero nel corso del velocissimo viaggio.

Il trasporto del neonato da Shangai a Genova in tempi record non è tuttavia l’inizio di un complesso percorso terapeutico che vedrà i reparti del Gaslini impegnati nel tentativo di salvare la vita al neonato, le cui condizioni di salute restano al momento stabili, ma ben lungi dal non destare preoccupazioni relative alle sue sorti, dato che la concomitanza della malattia rara diagnosticata dai medici cinesi e un recente arresto cardiaco avevano fatto insorgere un quadro clinico piuttosto delicato.

Con la speranza che i medici del Galsini riescano nella loro eroica missione e pongano il piccolo fuori pericolo, il gesto compiuto dal personale sanitario e dall’aeronautica si configura comunque come un’impresa di titaniche proporzioni, almeno quanto quel tentativo, per ora infruttuoso, di avvicinare la sanità ai cittadini attraverso modalità decisamente meno eroiche e molto più metaforiche.

 

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