Per quanto venga tradizionalmente associata ad un processo lineare, seppur travagliato, l’evoluzione umana si compone di numerosi errori, ripensamenti e correzioni, come, ad esempio, quelle che portarono la Natura a decidere che la produzione di lattasi doveva cessare partire dal terzo anno di vita, per poi rivedere la decisione su base geografica e consentire al genere umano di nutrirsi ancora di latte senza troppi problemi
Secondo una recentissima ricerca condotta dall’Università di Yale e dal Cincinnati Children’s Hospital, anche il misteriosissimo orgasmo femminile rientrerebbe a pieno titolo nella categoria e la sua esistenza (spesso piuttosto presunta) si deve ad una sorta di ripensamento biologico che ha condotto a rimodellare le zone anatomiche dell’apparato riproduttivo femminile.
Analizzando le modalità con cui si manifesta l’orgasmo femminile nel regno animale, gli studiosi coinvolti nel progetto di ricerca avrebbero cioè scoperto che in sede iniziale la possibilità non veniva contemplata e che è stato un successivo cambio di rotta, finalizzato ad aumentare l’ovulazione, a fare in modo che anche le donne potessero godere di quella produzione ormonale alla base del piacere.
In sostanza, l’orgasmo femminile ha iniziato a manifestarsi per favorire che il rilascio di due ormoni, l’ossitocina e la prolattina, desse luogo al fenomeno noto come ovulazione, indispensabile alla riproduzione e alla sopravvivenza della specie, e solo in seguito la suddetta ovulazione ha assunto un aspetto ciclico regolare e relegato l’orgasmo all’ambio del puro diletto senza più reali implicazioni del ciclo riproduttivo.
Tradotta in parole poverissime, la ricerca pubblicata sulle riviste Jez-Molecolar e Developmental Evolution sostiene la tesi che prevede l’introduzione dell’orgasmo femminile come funzionale allo sviluppo del ciclo riproduttivo e il suo rimanere in auge come un retaggio evolutivo ancora presente, nonostante l’ovulazione abbia ormai assunto da millenni e millenni un struttura ciclica e non vincolata alla produzione stimolata delle sostanze coinvolte nel processo.
Lo studio attesta quindi, in caso ce ne fosse bisogno, come la composizione del corpo umano non risulti frutto di un processo lineare e di strade univoche, ma di sentieri tortuosi composti da ripensamenti e revisioni, talvolta insospettabilmente piacevoli.
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