Dopo aver recentemente passato al vaglio le condizioni delle spiagge italiane ed aver tristemente scoperto che il fenomeno relativo alla cementificazione selvaggia ha ormai divorato enormi porzioni di costa, gli esperti di Legambiente si sono dedicati all’annuale censimento relativo alla stato di salute dei nostri laghi, nella speranza di scorgere qualche flebile segno di miglioramento almeno lontano dal mare.
Con somma delusione, ma in linea con le aspettative della vigilia, il rapporto Goletta dei Laghi 2016 ha portato invece alla luce il consueto scempio ambientale all’italiana, con circa il 50% dei nostri bacini lacustri vittime di soglie relative all’inquinamento delle acque ben sopra i livelli considerati come ottimali dall’associazione ecologista e dunque prossimi a trasformarsi in discariche a cielo aperto, qualora l’auspicata inversione di tendenza tardi a sopraggiungere.
Nella metà dei nostri laghi vengono infatti riversate con cadenza quotidiana scorie provenienti dagli impianti di scarico industriali e domestici, all’interno delle quali è stato possibile rinvenire enormi quantitativi di sostanze tossiche, microplastiche e tutto quanto si trova tristemente in grado di avvelenare l’habitat lacustre e di alterare la qualità intrinseca delle acque, con conseguenze potenzialmente devastanti sulla balneabilità dei bacini e sulla sopravvivenza di tutte le specie acquatiche che esistono proprio grazie ad un delicato equilibrio biologico, ormai avviato verso l’inevitabile rottura.
In base alla turnazione che coinvolge differenti laghi ogni anno, le rilevazioni relative al 2016 sono state compiute prendendo in esame la qualità dell’acqua e lo stato di conservazioni delle sponde dei bacini lacustri ubicati a: Sebino, Lario, Verbano, Ceresio e Benaco nel Nord Italia; Caterno, Albano, Bracciano, Bolsena e Vico nel Lazio; Trasimeno e Piediluco in Umbria.
La successiva disamina di oltre 200 campioni prelevati ha dunque potuto attestare l’inevitabile inquinamento dei laghi e la triste necessità di dover porre un freno ad una catastrofe ormai fuori controllo che rischia di trasformare i nostri bacini lacustri nello specchio in miniatura di quelle spiagge ormai cadute preda del cemento e dei rifiuti.
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