Dopo esser stato preso di mira per anni dalle agenzie di rating e dai creditori internazionali il nostro Paese pare ora diventato uno degli obiettivi privilegiati degli hackers, che trovano nel ritardo tecnologico che spesso ci contraddistingue un terreno fertile nel quale far germogliare malware di varia natura ad una velocità sconosciuta negli altri 27 (ops, 26) stati membri della Ue.
Stando ad un recente rapporto redatto nel corso dello scorso mese dagli esperti facenti capo alla società di ricerca informatica Check Point Software Technologies, pare infatti che l’Italia si classifichi al secondo posto in Europa per quantità e frequenza degli attacchi informatici subiti dai privati cittadini e dalle aziende, mentre a livello mondiale c’è decisamente chi sta peggio di noi, dato che, allargando un po’ la prospettiva sul mondo intero, ci ritroviamo in prossimità del trentesimo posto assoluto.
In un mondo che vede gli hackers sempre più attivi e prolifici e che ha fatto registrare, nel corso dello scorso anno, un aumento degli attacchi pari al 15%, le principali porte d’accesso per virus e malware sono rappresentate da quei programmi, come Facebook, Skype e Gmail, che per loro stessa natura si trovano più votati verso la condivisone di contenuti online e dunque più vulnerabili di fronte all’ingresso di malware di varia natura.
Il malevolentissimo software Conficker si è infatti rivelato alla stregua del malware più comune ed attivo, seguito a ruota da Tinba, virus che attacca le transazioni bancarie, accanendosi anche in questo caso con una certa frequenza verso i correntisi Italiani e Polacchi, vittime privilegiate di accessi indesiderati ai conti e operazioni bancarie impreviste.
Non va meglio sul versante mobile, dove spadroneggia il malware Hummingbad, ideato per prendere in ostaggio i telefoni basati su Android e per chiedere un riscatto agli sfortunati possessori, in assenza del quale le funzionalità dello smartphone restano inevitabilmente compromesse.
Per far fronte ad hackers e malware sempre più agguerriti occorre un’ampia opera di educazione digitale finalizzata a rendere i cittadini coscienti della gravità delle nuove minacce, prima che gli attacchi informatici ci facciano rimpiangere persino le agenzie di rating e e le oro strampalate previsioni sull’andamento economico della nostra nazione.
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