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Scienza e Tecnologia
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Ocse: il computer a scuola non migliora l’apprendimento degli studenti

16 Settembre 2015
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Ocse: il computer a scuola non migliora l’apprendimento degli studenti

Salutata con immenso gaudio e sollievo da tutti i genitori italiani, costretti ad esborsi faraonici per assicurare ai propri figli testi scolastici in cui differiscono tre virgole rispetto all’edizione precedente, larivoluzione digitale che sta timidamente cominciando ad investire il nostro Paese giunge in questi giorni a tirare le somme della sua iniziale avventura e ad interrogarsi sulla su reale legittimazione.

Tramite la pubblicazione del primo rapporto redatto da Ocse sulle Digital Skills (vale a dire, le competenze ottenute mediante strumenti informatici) pare che la sostituzione di libri e metodi di apprendimento “classici” con tablet e pc abbia dato origine ad un semplice cambio di forma, lasciando inalterata la sostanza e invariate le problematiche scolastiche che si trascinano a partire dal giorno in cui qualcuno inventò il primo banco e la prima lavagna.

Secondo i dati Ocse, la rivoluzione digitale in atto non ha infatti apportato, a livello globale, quel miglioramento nelle facoltà di apprendimento che i suoi fautori auspicavano e l’introduzione di nuovi strumenti di apprendimento non comporterebbe, per tanto, alcun miglioramento nell’acquisizione delle competenze legate a lettura, matematica o scienze.

L’introduzione del digitale non ha inoltre comportato il recupero degli studenti meno avvantaggiati o l’innalzamento del livello complessivo di apprendimento teorizzato agli albori della rivoluzione incentrata sulla (presunta) maggiore elasticità mentale dei cosiddetti nativi digitali.

In sostanza, i dati Ocse hanno evidenziato come i paesi che si sono dotati di forniture tecnologiche scolastiche non abbiano tratto alcun vantaggio nel livello di istruzione media e come gli studenti che utilizzano il computer con maggior frequenza a scuola non possiedano di fatto competenze maggiori a coloro che invece fanno affidamento su metodi di insegnamento tradizionali e che risultano alieni dalla nuova dimensione digitale.

Secondo l’Ocse, tuttavia, il problema della rivoluzione informatica risiede solo nel tempo e la mancanza di risultati tangibili risulterebbe ascrivibile al fatto che, a fronte dell’introduzione di nuovi strumenti, non è ancora stato fornito un metodo agli insegnati per trarre il massimo vantaggio da quello che la digitalizzazione può realmente offrire.

Pare dunque che l’epoca attuale si trovi a vivere una complessa fase di transizione, in cui la “semina” messa in atto non ha ancora dato i frutti sperati, fatta eccezione per qual sano risparmio sui testi scolastici che pone i genitori italiani al riapro dai raggiri messi in atto da editori felici di cambiare tre virgole o poco più.

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