C’era un volta l’energia nucleare italiana e una breve esperienza, ricca di (pochi) pro e di (infiniti) contro, che si è ufficialmente conclusa con il referendum abrogativo del 1987 e con la decisione popolare di abbandonare per sempre la possibilità di creare nuove centrali sul territorio italiano e di continuare ad utilizzare quelle già esistenti.
A testimonianza di come la corsa la nucleare di inizio anni’80 abbia rappresentato una scelta compiuta all’oscuro delle reali conseguenze, lo smaltimento dei rifiuti e dei materiali irraggiati della centrale “Enrico Fermi†è terminato solo ieri, quando l’ultimo convoglio ha portato i materiali superstiti in Francia, dove le autorità locali provvederanno a separare i rifiuti veri e proprie dal potenziale combustibile ancora funzionale allo scopo energetico prefisso.
A seguito di un accordo siglato dai due paesi nel corso del 2006, la Francia ha infatti deciso di accollarsi onori e oneri relativi allo smaltimento dei nostri rifiuti nucleari, dando vita ad un balletto ferroviario durato per quasi dieci anni che ha portato al lentissimo smaltimento dei materiali irraggiati prodotti a partire dalla centrale ubicata a Trino (Vercelli) e dismessa, appunto, nel lontanissimo 1987.
Nel corso della nottata di ieri, l’ultimo convoglio ha dunque attraversato la Val di Susa, dove l’atmosfera non è di certo favorevole a treni e scorie nucleari, in direzione del confine transalpino, portando con sé l’ultimo lascito ereditario di una lunga serie di rifiuti il cui smaltimento ha richiesto sforzi diplomatici per quasi trent’anni e la ricerca delle soluzioni ideali per impedire che l’accumulo desse origine ad un’ennesima disfatta ambientale italiana.
Fatta eccezione per qualche contestazione ed inevitabili presidi nella valle delle discordia, le operazioni si svolte nel pieno rispetto delle normative internazionali in materia di trasporto di scorie radioattive e il treno è giunto a destinazione durante le prime ore della mattinata.
L’accordo firmato a Lucca in data 24 Novembre 2006 ha quindi permesso alla Francia di procedere al recupero dei materiali di scarto e all’Italia di potersi sbarazzare, finalmente, dei residui di una lontana epoca, durata fin troppo a lungo e lieta oggi di poter giungere al sospirato “e vissero tutti felici e contentiâ€.
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