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Scienza e Tecnologia
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Pokémon GO, chiesto lo stop nei pressi di Fukushima

28 Luglio 2016
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Pokémon GO, chiesto lo stop nei pressi di Fukushima

Probabilmente, qualunque essere umano sano di mente eviterebbe come la peste di recarsi nei pressi di centrali nucleari distrutte o di visitare luoghi ad alto potenziale radioattivo, fatta eccezione, forse, per il caso specifico che prevede l’abbandono di un tesoro nascosto nei pressi del sito o la presenza tra le macerie di qualche miracoloso siero anti-cancro abbandonato da altrettanto miracolosi ricercatori al momento del disastro ambientale.

Stando a quanto sostiene la compagnia elettrica giapponese Tepco, pare tuttavia che la sanità mentale abbia cessato di essere la norma per divenire sporadica eccezione, dato che si riferisce di frequenti pellegrinaggi in direzione del sito di Fukushima motivati non dalla volontà di arricchirsi a tutti i costi o dalla possibilità di vivere una vita lunga e serena, ma da quella ricerca di Pokémon che ha immediatamente cessato di essere un piacevole passatempo per trasformarsi in un’ossessione dalle tinte psicotiche.

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A causa dell’enorme numero di soggetti che mettono a repentaglio la loro salute con l’intento di trovare qualche virtualissimo mostriciattolo da esibire agli amici, la Tepco ha infatti chiesto la Nintendo di mettere il sito di Fukushima tra le zone off-limits e di fare in modo, cioè, che non vi sia nessun Pokémon da trovare nei pressi della zona ad alto potenziale radioattivo.

Premesso che la Nintendo avrebbe potuto agevolmente arrivare ad un’identica conclusione senza il bisogno di moniti e richieste ufficiali, esattamente come ha avuto il buon gusto di non inserire mostriciattoli nei pressi degli svincoli autostradali o di zone a rischio per la circolazione, probabilmente nemmeno i responsabili dell’azienda produttrice di videogiochi immaginavano alla vigilia una febbre planetaria tale da spingere i fruitori di Pokémon Go a dimenticarsi delle basilari regole legate alla loro sopravvivenza a scapito del gioco e di riuscire a trasformare un banale passatempo nel movente ultimo per abbandonare quella sanità mentale che, nel bene o nel male, era riuscita a resistere all’avvento di ossessioni persino peggiori.

 

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