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Asili nido, verso una legge sulle telecamere?

2 Agosto 2016
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Asili nido, verso una legge sulle telecamere?

A fronte di tutte le sue bellezze naturali, della sua componente eno-gastronomica ineguagliabile e di un patrimonio culturale privo di termini di paragone nel mondo, l’Italia rappresenta il luogo in cui paradossi e nonsense trovano piena legittimazione in ambito legislativo e in cui risultano vietati comportamenti ampiamente leciti nel resto del globo terrestre e, per converso, lecito tutto quanto dovrebbe venire quantomeno regolamentato da apposita legge.

Accade così che il nostro versante sanitario si componga di trafile di esami e test pressoché infinite (più che legittime, intendiamoci) per garantire l’accesso alla professione di infermiere o per ricoprire il ruolo di operatore socio sanitario, ma che chiunque possa tranquillamente aprire un asilo nido senza troppe precauzioni e accortezze, come se la delega della salute e della salvaguardia dei bimbi in età pre-scolare fosse un semplice business in grado di sgravare il versante pubblico da una tassazione talmente elevata da risultare anch’essa incomprensibile e paradossale.

asilo nido proposta di legge

Se per aprire un qualunque esercizio commerciale in cui la salute dei consumatori si trova ad essere, anche solo di striscio, coinvolta occorrono infatti licenze e corsi di aggiornamento, lo Stato italiano risulta al contempo ben lieto di incentivare il fiorire di asili nido lungo al Penisola, così da lasciare ai genitori giusto qualche mugugno relativo alla retta e scrollarsi di dosso gli eserciti di madri e di padri che si domandano da anni il perché risulti così difficile accedere alle liste di iscrizione degli asili nido pubblici e quali ragioni possono giustificare costi di mantenimento lontani dal lambire le medie europee.

Il risultato di questo evidente vuoto legislativo consiste in una situazione di caos assoluto, in cui, a fianco di una pluralità di educatori qualificati e competenti, si vanno via via moltiplicando strutture gestite da soggetti in malafede, assolutamente impreparati in ambito pedagogico o comunque non idonei a svolgere quella professione che dovrebbe venire considerata come sacra da un Paese civile, dato che l’imprinting dato dagli educatori ai bambini accompagnerà i piccoli per tutto il resto della loro esistenza e giocherà un ruolo predominante sulle loro possibilità di successo nel corso della vita.

Il culmine dell’assurdo si raggiunge purtroppo in alcune regioni, come la Lombardia, in cui risulta possibile aprire un asilo nido senza alcun tipo di controllo e solo a posteriori assistere alla visita degli ispettori, collocata in un lasso di tempo imprecisato che può variare da alcuni mesi dopo al proverbiale troppo tardi che ormai rimempie con cadenza mensile le cronache dei nostri giornali, facendo perdere la fiducia verso l’intero settore e verso chi lavora alacremente per cercare di sopperire alla mancanza di mamma e papà durante le poche ore di affido genitoriale.

I casi più eclatanti

La recentissima vicenda che ha visto i due responsabili dell’asilo nido Baby World di Milano, quartiere Bicocca, finire in manette a seguito di episodi di violenza protratte sui minori, comprensive di morsi rifilati ai bambini e dell’impiego di mezzi deterrenti ben lungi dal ricevere una qualunque forma di approvazione pediatrica, non è purtroppo il primo (né il peggiore) di una lunga lista di casi che stanno rapidamente risvegliando l’Italia dal suo torpore giuridico e spingendo il dibattito pubblico in direzione della ricerca di una soluzione normativa, qualunque essa sia, utile a fare almeno in modo che la vicenda di Milano possa essere l’ultima della catena.

A fianco dei casi talmente eclatanti da scuotere l’opinione pubblica e da “meritare” il rilievo presso i media a carattere nazionale, primo tra tutti quello relativo all’asilo nido “Cip Ciop” dove i bambini venivano costretti ad ingurgitare il loro stesso vomito secondo modalità di tortura più prossime a quelle di un Olocausto che di un giardino sereno, sono infatti ben 60 in soli sette anni i casi accertati di violenze e percosse sui minori fatti registrare dalle autorità, gli ultimi dei quali avevano avuto luogo in una struttura ubicata nei pressi di Bergamo e avevano visto le maestre cimentarsi con strattoni e sberle, senza che la cosa destasse il clamore riservato ai bambini legati sulle sedie nei pressi del quartiere Bicocca.

asilo nido bicocca

Oltre ad avere come filo conduttore la presenza di abusi, soprusi e violenze più o meno crudeli nei confronti dei bambini, tutti i casi registrati portano in dote un ulteriore elemento, forse ancor più inquietante, legato al fatto che la scoperta degli orrori consumati negli asili nido avviene pressoché sempre a posteriori, in base a segnalazioni effettuati dagli stessi genitori e non a partire dai controlli del caso predisposti in modo spontaneo dalle autorità sanitarie di riferimento, il che rende la cosa ancor più caotica e mostra l’enorme vuoto che si profila non solo a livello legislativo, ma anche in merito a quei controlli che potrebbero in linea di massima sopperire alle lacune presenti in fase di apertura.

Se si considera che, affinché un genitore si accorga degli abusi subiti dal figlio, e possa procedere con un’effettiva denuncia, gli episodi di violenza devono essere palesi e documentabili, il fenomeno rende l’idea della miriade di problematiche sotterranee che non vengono alla luce o non risultano dimostrabili solo per via dell’incapacità da parte del bimbo di comunicare in modo coerente quanto accade tra e mura del nido e di come l’impunità possa dunque configurarsi come la presumibile tendenza di fondo di altrettanti episodi destinati all’oblio.

Telecamere obbligatorie?

Dato che la sola idea di rivedere in toto il sistema degli asili nido in Italia, concedendone l’apertura solo a personale realmente qualificato e preparato non sfiora nemmeno l’anticamera del cervello dei legislatori e delle istituzioni regionali e che l’opportunità di effettuare controlli a campione in modo regolare e continuativo costerebbe forse più di quel naturale abbassamento delle rette comunali, l’unica via d’uscita di fronte all’impasse è rappresentata dall’istituzione di quelle telecamere obbligatorie che tornano d’attualità all’indomani di ogni nuovo episodio di cronaca.

Premesso che l’istituzione delle telecamere negli asili nido non rappresenterebbe purtroppo un deterrente in senso assoluto, dato che numerosi misfatti si sono compiuti sotto la luce dei privatissimi riflettori, e che un’istitutrice abile potrebbe benissimo riuscire a schivare lo sguardo elettronico al momento di mettere in atto e percosse e soprusi, il maggiore ostacolo di fronte alla revisione della legge riguarda come sempre quel versante relativo alla privacy che pare ormai uscito dai suoi naturali confini per diventare la scusante di tutto.

asilo nido telecamere

Accogliendo in parte le lamentele di coloro che operano e lavorano seriamente coi bambini e potrebbero sentirsi indebitamente osservati dalla presenza di telecamere nella loro struttura, è indubbio che le problematiche registrate nel corso degli ultimi anni coinvolgano un problema di sicurezza nazionale e che una qualche forma di strumento atto a disincentivare le molestie debba essere impiegato, prima che le madri e i padri rinuncino alla loro occupazione professionale nel timore di trovarsi i figli maltrattati o che i nonni si trasformino in parcheggio per bimbi per otto o nove ore al giorno, con evidenti ripercussioni sull’economia italiana e sul tessuto sociale del nostro Paese.

La salomonica via di mezzo alla questione potrebbe tuttavia presto giungere da una proposta di legge attualmente al vaglio del presidente dell’autorità della Privacy che darebbe il via all’occhio elettronico, ma solo a circuito chiuso, di modo che i filmati risulterebbero visionabili  dal personale interno alla struttura e ovviamente dagli investigatori, in caso di denuncia o fondato sospetto di illeciti avvenuti all’interno degli asili nido.

Comprensiva del beneplacet del Garante per l’infanzia e adolescenza, la proposta potrebbe dunque, qualora venisse approvata dal Parlamento, stabilire l’obbligo di dotare le strutture di telecamere e archivi video, andando così a creare una prova giuridica in caso di segnalazione e contribuendo a fare luce sui casi legati a presunti maltrattamenti, anche se il problema a monte della questione rimarrebbe inalterato, dato che un accesso al materiale video sarebbe possibile solo a seguito di una denuncia e dunque delle percosse subite dai bambini, con conseguenti danni riportati in sede fisica e psicologica.

Ben lontana da semplificare un ambito normativo lasciato a sé stesso e privo di controlli, l’introduzione delle telecamere si pone comunque come un primo passo verso la salvaguardia dei bambini, magari in attesa dell’avvento di un’Italia in cui al buon vino, ai quadri di Raffaello, ai concerti di Vivaldi e a scenari marittimi mozzafiato si accompagni un sistema di legge che consente l’occupazione di ruoli professionali solo a chi possiede effettivi e titoli e meriti per accedervi, soprattutto in materia di diritti dei minori, dove ogni lacuna si trasforma immediatamente in paradosso.

 

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