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La Mafia uccide solo d’estate diventa una serie tv

16 Novembre 2016
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La Mafia uccide solo d’estate diventa una serie tv

Se un tempo tutti i film di successo si traducevano nella genesi di improbabili sequel, utili a sfruttare fino all’ultima goccia un filone narrativo generalmente già prosciugato con la parola “fine” apposta la primo capitolo, la scoperta della serialità televisiva consente di trasformare pellicole più o meno interessanti in serie tv dotate di maggiore potenziale narrativo e non necessariamente vincolate ad un plot originariamente concepito per avere un unico inizio e un’unica fine.

Dopo l’ottima Fargo, solo parzialmente ispirata all’omonimo film, l’improbabile Bates Motel e la seguitissima Gomorra, ecco dunque che anche l’apprezzato “La Mafia uccide solo d’estate” ha deciso di incarnarsi in una serie tv che tenterà di riprenderne le atmosfere naive che avevano contraddistinto il rivoluzionario approccio di Pif al mondo della mafia.

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Suddivisa in sei puntate, in onda su Rai Uno a partire da lunedì 21 novembre, la mini-serie è incentrata sulle vicende di una famiglia (nel senso classico del termine) siciliana alle prese con contingenze domestiche che si incontrano e si scontrano con un contesto più ampio, in cui la mafia determina la vita dei comuni cittadini e in cui le famiglie (nel senso allusivo del termine) giocano un ruolo di rilievo tanto su una sfera pubblica, quanto in una privata dell’esistenza.

Animata dal medesimo intento che aveva dato vita al film, vale dire quello di deridere la mafia mostrandone le debolezze e le ambiguità attraverso il filtro rappresentato dallo sguardo di un bambino, la serie si avvale di Pif in veste si coatuore della sceneggiatura e di voce narrante della vicenda, di modo da stabilire una sorta di legame a doppio filo con la pellicola e di condurre lo spettatore già dalle prima battute all’interno di un atmosfera in grado di risultare immediatamente familiare.

Ambientata nella torrida estate del ’79, quando le stragi di mafia diedero il via all’esplosione di un conflitto, fino ad allora rimasto latente, tra istituzioni e Cosa Nostra, la serie si ripropone di aprire i cassetti della storia con un sorriso un po’ amaro sul volto e di dare vita ad un nuovo successo di pubblico e critica, funzionale magari alla genesi di una seconda stagione, format decisamente meno imbarazzante di tutti quei sequel che martoriavano le pellicole originali fino a poco tempo fa.

 

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