
La storia recente dell’umanità è costellata di una casistica relativa a luoghi pubblici che poi tanto pubblici non erano, dal momento che i proprietari si rifiutavano di accogliere Ebrei, Italiani, persone in compagnia di cani e che più ne ha più ne metta, sfruttando il presunto diritto a gestire a proprio piacimento la loro attività commerciale.
Alla particolare lista dei soggetti esclusi, vanno ad aggiungersi in questi giorni tutte le persone non vaccinate contro il morbillo, che hanno visto gli ambitissimi cancelli di Disneyland chiudersi di fronte al loro passaggio per il timore di un dilagare dell’epidemia che sta trasformando il più grande parco di divertimenti del mondo in un lazzaretto a cielo aperto.
Le autorità sanitarie californiane hanno infatti stabilito che la fastidiosa epidemia di morbillo che si sta abbattendo sulla West Coast con la stessa virulenza di un temporale estivo, trova la sua sorgente di diffusione proprio all’interno di Disneyland, dove bambini malati e bambini sani si scambiano effusioni e microbi, poi destinati a tradursi nella comparsa dei poco simpatici puntini rossi sui volti dei loro accompagnatori, con il risultato di una California messa inconsuetamente in ginocchio dalla più infantile delle malattie.
Per questa ragione, è stato varato l‘inedito provvedimento che vieta alle persone non vaccinate contro il morbillo di varcare la soglia di Disneyland e di rimandare a tempi migliori la propria visita a Topolino, Pippo e alla Strega cattiva di Biancaneve, la cui celeberrima mela avvelenata possiede in queste ore un deterrente decisamente inferiore alla portata virale del morbillo.
Se il morbillo può infatti avere conseguenze limitate (se non addirittura nulle) nei soggetti in età pediatrica, come spesso accade per numerose malattie infettive, la contrazione del virus in età adulta può portare a complicazione dalla difficile soluzione e rivelarsi potenzialmente fatale nel caso di donne incinte, la cui prole si trova messa a repentaglio da un ipotetico contagio materno.
Chiunque avesse dunque in programma una capatina in California, si assicuri di portare con sé l’apposito certificato di avvenuta vaccinazione, onde evitare quella spiacevole situazione consistente nel sentirsi esclusi da un luogo pubblico (poi non tanto pubblico) dove tutti paiono divertirsi allegramente, mentre a noi tocca in dote la triste sorte di dover sbirciare attraverso le inferriate di un cancello chiuso.
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